Orario breve, più formazione

Orario breve, più formazioneMeno lavoro, più formazione. Ridurre l’orario per acquisire nuove competenze: l’azienda risparmia sulle retribuzioni, ma lo stipendio non cala perché le ore non lavorate sono coperte dal “Fondo nuove competenze”, un misto di risorse europee e nazionali. Fondo nato con il decreto Rilancio di maggio, rafforzato dal decreto Agosto: 430 milioni disponibili nel 2020 e 300 milioni nel 2021. La misura potrebbe interessare 120 mila lavoratori se le aziende chiedono il massimo delle ore, risparmiando così su uno stipendio medio -circa 3.100 euro a testa.
Serviva un decreto del ministero del Lavoro e dell’Economia, arrivato lunedì e atteso in Gazzetta ufficiale a breve, dopo l’ok della Corte dei Conti. Da quel momento piccole e grandi imprese, se interessate, dovranno fare un accordo con i sindacati sul progetto formativo e poi presentare istanza entro il 31 dicembre ad Anpal l’Agenzia nazionale per le politiche attive che gestisce il Fondo. Se l’istanza è accolta, l’azienda può mettere i suoi dipendenti in formazione: massimo 250 ore a testa da fruire in 90 giorni o 120 se coinvolti i Fondi interprofessionali (sono 20 di cui 11 fanno capo ai sindacati). Ma deve fare in fretta, perché le domande saranno accolte in ordine cronologico fino all’esaurimento dei fondi. E perché la formazione va avviata -anche con poche ore entro l’anno.
Funzionerà? Il governo ci conta. Il rischio però è dietro l’angolo, ovvero che il Fondo sia usato di fatto come un ammortizzatore sociale. «Ecco perché dobbiamo scommettere sulle politiche attive, oltre a riqualificare gli over 50, irrobustire le scuole professionali Its, il sistema duale di alternanza scuola-lavoro», osserva Francesca Puglisi, viceministra pd al Lavoro. È il “Piano nazionale per le nuove competenze”, quinta missione su sei del Recovery Plan italiano, citato anche nella Nadef appena approvata. L’obiettivo è chiaro: “Creare una strategia di sostegno alle transizioni occupazionali”, irrorata da corposi aiuti Ue, versoi nuovi lavori digitali e green.
Nel frattempo si sperimenta un primo taglio delle ore di lavoro. «Se la formazione non è finalizzata alla riqualificazione e all’aumento delle competenze, allora questi 730 milioni possono rivelarsi uno spreco», avverte Ivana Veronese, segretaria confederale Uil. «Si tratta comunque di un’iniziativa positiva, anche perché la formazione di alta qualità dovrebbe diventare un diritto di ciascuno su tutto l’arco della vita lavorativa».
L’azienda che mette in formazione i suoi dipendenti abbassa il monte salari. Ma deve coprire i costi della formazione che può anche essere fatta internamente o presso università (statali e non), enti di ricerca e Fondi interprofessionali. In quest’ultimo caso, iscrivendosi, copre i costi per il 70-80%. Si prevedono iter semplificati per l’accesso ai Fondi anche da parte di piccole e medie imprese, per tagliare i tempi molto stretti della legge, dovuti ai vincoli dei fondi Ue. Il decreto firmato dai ministri Catalfo (Lavoro) e Gualtieri (Economia) dice poi che la formazione riguarda i dipendenti non solo in un’ottica di rimodulare l’orario di lavoro per la crisi sanitaria in atto e aggiornarne le competenze. Ma anche «per promuovere processi di mobilità e ricollocazione in altre realtà lavorative». Una chiosa dovuta certo alle regole Ue che però disvela il vero nodo delle prossime settimane: gli esuberi delle aziende al termine della cassa integrazione. Tema che l’imminente legge di bilancio dovrà iniziare ad affrontare.
Le tappe
1-    L’accordo sul piano: Le aziende che vogliono metterei dipendenti in formazione devono stilare un piano dettagliato e fare un accordo con i sindacati da inoltrare a Anpal entro il 31/12
2-    I corsi: Se Anpal accetta l’istanza, i corsi devono partire entro il 31 dicembre al massimo 250 ore per dipendente e finire entro 90 giorni (o 120 se via Fondi interprofessionali)
3-    L’impatto: L’azienda risparmia sul costo del lavoro: 3.100 euro su uno stipendio medio da 2.100 euro lordi al mese per 250 ore. Il taglio è coperto dallo Stato: il lavoratore non ci perde
Stanziati 730 milioni per la transizione verso le attività digitali ed ecosostenibili.

Fonte: la repubblica

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