Mai più norme in contrasto con gli obbiettivi climatici

Mai più norme in contrasto con gli obbiettivi climatici«Data l’importanza di lottare contro i cambiamenti climatici, in linea con gli impegni assunti dall’Unione per attuare l’accordo di Parigi e realizzare gli obiettivi di sviluppo sostenibile delle Nazioni Unite, i programmi e gli strumenti dovrebbero contribuire all’integrazione delle azioni per il clima nelle politiche e al conseguimento dell’obiettivo generale di destinare almeno il 3% dell’importo totale delle spese di bilancio dell’Unione e di Next Generation Eu al sostegno degli obiettivi climatici». L’indicazione del punto 19 dell’accordo tra i governi per la risposta anticrisi, attualmente sotto negoziato tra Consiglio e parlamento, è precisa: occorre una stretta coerenza tra gli interventi urgenti per assicurare l’uscita dalla recessione dovuta al Covid-19 e gli obiettivi climatici.
Il Green Deal quindi non è una semplice aggiunta, è la bussola con la quale orientare le scelte di sviluppo. Bussola necessaria e costosa, specie per quegli stati dell’Unione in netto ritardo nella conversione ecologica. Basti pensare a come andò a finire il vertice dei capi di stato e di governo di fine 2019: il Consiglio europeo si impegnò a fare dell’Europa il primo continente a zero emissioni entro il 2050.Trasformare la Ue in un’economia neutrale dal punto di vista dell’impatto sul clima entro il 2050 richiede enormi investimenti nelle tecnologie energetiche pulite: raggiungere l’obiettivo intermedio di riduzione del 40% dei gas serra entro il 2030 richiederà un investimento annuo aggiuntivo di 260 miliardi di euro.
«Gli Stati membri sono i maggiori fornitori di finanziamenti pubblici per il clima e il bilancio Ue dovrebbe rispettare pienamente gli impegni internazionali», indica una recente risoluzione parlamentare nella quale si sottolinea come «gli impegni dei Paesi sviluppati non raggiungano l’obiettivo collettivo di 100 miliardi di dollari all’anno a partire dal 2020». Nell’accordo Ue anticrisi gli Stati hanno concordato di destinare 10 miliardi di euro al nuovo fondo per la transizione giusta (all’economia pulita) per aiutare soprattutto le regioni che dipendono da carburanti fossili come il carbone – che rappresenta tuttora circa un quarto della produzione energetica dell’Unione. Il settore del carbone dà lavoro a 238mila persone in attività direttamente collegate, come miniere e centrali elettriche, in più di 100 regioni europee, dalla Polonia alla Spagna.

Siti di riferimento: il sole 24 ore

Tags